ilc@zziblog

di ra.na. & co… contro "il sistema" della camorra dell'usura e della violenza, è un blog indipendente, nato dall'idea di persone libere che hanno a cuore le sorti della loro terra, l'Area Nolana

Archivio per il tag “alba tardiva”

Campania, Puglia, Molise. Cultura, imprese, territori e … l’impronta di Abella \ Avella. Nel Colosseo, la bella polifonia per la consegna degli Anfiteatri d’Argento 2024

Interessanti e ponderate,  le variazioni in polifonia che hanno  scandito la cerimonia del conferimento delle artistiche composizionimedaglia in argento, su cui in magnifica stilizzazione campeggia, nella cornice di tribune e gradinate, l’ellittica arena del monumentale Anfiteatro romano di Avella, la città delle acque, simbolo parlante del territorio e della storia della laboriosità delle sue comunità. Un riconoscimento d’onore reso, in particolare, alle imprese sensibili e attente nel concorrere – e partecipare –  alla valorizzazione dei territori, vivendoli con le loro attività, iniziative progettuali e prospettive, affrontando difficoltà e criticità di varia portata, senza lasciarsi intrappolare da passive rassegnazioni e inette rinunce. Una modalità, che mira a suscitare coesione sociale e a ricomporre relazioni di sviluppo generale, con appuntamenti premiali itineranti che si rinnovano di anno in anno, indetti  dalla Pmi International, presieduta dal dottor Salvatore Guerriero, importante associazione di consulenza e servizi che opera in ambito nazionale a supporto delle piccole e medie imprese, con l’obiettivo di consolidarne il tessuto connettivo. Sono  appuntamenti premiali, con cui la Pmi International, con sede centrale in via Mario De Sena, a Nola, integra e amplia la propria mission istitutiva, curandone l’organizzazione in stretta sinergia con la benemerita Associazione di promozione sociale, La piccola cometa, Alessia Bellofatto.

 E per il conferimento degli Anfiteatri dArgento, edizione 2024, location scelta, il Colosseo, con il coordinamento di Giusy De Laurentiis, inappuntabile per immediatezza ed incisività nelle interviste- flash intrecciate con  premiande e premiandi, calata in pieno nello spirito dell’evento, facendo risaltare il valore delle esperienze delle piccole e medie imprese  a confronto sul palcoscenico della struttura di via Marconi, sul filo delle testimonianze dirette di coloro che ne sono guide e artefici, per dir così, nei più disparati settori. Certamente un ristretto e particolareggiato, per quanto ben rappresentativo spaccato  dItalia produttiva ed operosa, racchiusa tra Campania, Molise e Puglia, con finestre aperte sulla Lombardia, del tutto  simile e affine a tanti altri e molteplici spaccati di produttività reale, disseminati tra il  Nord e il Sud, formando una cospicua parte che fa da supporto alla tenuta del sistemaBel Paese. Uno scenario tratteggiato con interventi mirati e documentati dai presidenti delle rispettive articolazioni regionali della Pmi  International, da Salvatore Guerriero a Maria Grazia DAddante, da Antonio Nunzio Melpignano a Mauro Massa, per rappresentare la vitalità delle piccole e medie imprese nel promuovere sviluppo e lavoro

Di spiccato rilievo in questa visuale, le analisi disegnate nel dialogo animato da Antonio Nunzio Melpignano– cavaliere al merito della Repubblica e presidente del Consorzio dei Mari di Taranto, attivo nella promozione turistica e nelle politiche ambientali – e Massimiliano Stellato, consigliere regionale di Puglia. Un dialogo aperto alle valenze strategiche degli interventi  del Piano nazionale di resilienza e resistenza per i collegamenti ferroviari, riferiti all’ Alta velocità sulla tratta Napoli Bari, con tempi di percorrenza pari a due ore. Un’ opera in fase avanzata di realizzazione con cantieri attivi e funzionanti, che sarà integrata da un’ infrastruttura digitale, non solo di servizio, pure in piena fase di realizzazione, con la messa in regime, prevista tra il 2026 e il 2027. Un  programma di collegamento tra le coste del Bel Paese, superando con tecniche e tecnologie innovative i secolari limiti delle connessioni trasversali, determinate dalla geomorfologia e dall’orografia dei territori, avvicinando sempre più Campania e Puglia, nel più generale contesto delle condizioni e delle opportunità decisive per il sostanziale rilancio delle aree interne delle due regioni, nella visione delle politiche dimpronta europea ed europeista. Ed è la visione irrinunciabile, rispetto alle sfide che la contemporaneità della società mondializzata pone all’ Europa dei Trattati di Roma del  57 e di Maastricht del 92, con la splendida proiezione solidale e comunitaria post- pandemia, affidata alla Next generation eu

XXXXXXXXXXXXXX

  Una convention più che qualificata e da apprezzare sotto tutti gli aspetti, quella degli Anfiteatri dArgento 2024, ravvivata da momenti d’incontro con la poesia, con Paola Miele, che interpretava proprie composizioni in dialetto napoletano, e Riccardo DAvanzo, con la fine e commossa dizione di Fravacature, lo struggente testo di Raffaele Viviani che racconta la sofferta precarietà del lavoro di ieri, che continua a tradursi in stati di insicurezza diffusi nei cantieri della … modernità dei nostri giorni , come le più recenti tragedie testimoniano, mietendo vittime.

E poi tutte da ammirare le opere in cartapesta di Cettina Prezioso, in mostra negli spazi d’ingresso alla platea del Colosseo, con i bei giochi a fasce incrociate delle lampade a colori variabili  nelle Torri di Castelli. Tutte da godere, le performance di Teosax, al … secolo il giovanissimo Matteo Canonico, dialogante con il sassofono, tra note ora malinconiche, ora intense per vivacità all’insegna di quell’avvolgente e trascinante dinamismo che effonde il jazz. Specie, se richiama l’inconfondibile stile News Orleans. E Teosax  sa esserne duttile interprete … 

Più che  giusti e meritati gli Anfiteatri dArgento, consegnati a Franco Pinelli, Anna Maria Silvestro e Pasquale Napolitano. Riconoscimenti di forte caratura sociale e culturale, nello stesso tempo. Franco Pinelli,  è attore della compagnia di Vincenzo Salemme, autore di brillanti testi comici e regista di alto profilo, può considerarsi … il padre nobile delle compagnie del territorio, che promuovono e diffondono i valori del teatro, arte di amore per la vita e di riflessione. Anna Maria Silvestro, donna di Scuola, ha diretto con impegno assiduo, il MasulloTheti, a Nola, tra gli Istituti statali dIstruzione superiore più frequentati nellarea della Città metropolitana di Napoli, attivamente impegnata nel sociale, oltre che nelle iniziative culturali e umanitarie, presidente di Passepartout, l’associazione che promuove la lettura e la circolazione dei libri. Pasquale Napolitano, giovane dirigente che guida l’Istituto comprensivo Giovanni XXIIIGiuseppe Parini, già docente d’ Informatica e pianista formatosi nel Conservatorio Domenico Cimarosa, ad Avellino, vanta un corposo carico di esperienza, per la dirigenza di cui è stato titolare in Istituti comprensivi, in Puglia.

di Geo

Sirignano. Verso il 15 maggio, cerimonia premiale per la V edizione dei Mai d’ Argento. Scuola, giovani e conversione ecologica, incroci speciali a Palazzo Caravita. Testimonial d’onore Ortensio Zecchino, presidente di Biogem, il prestigioso Istituto di ricerca e presidio di Ala formazione scientifica in biologia genetica molecolare di livello internazionale

Crescita costante e progressiva nei livelli sia  di partecipazione che di qualità nell’elaborazione culturale e socio- artistica delle opere proposte dalle comunità scolastiche per la V edizione del Concorso di idee, correlato con il Premio Galante Colucci e il Premio speciale Pio Stefanelli, per il conferimento dei Mai dArgento, le  artistiche e stilizzate composizioni simboleggianti i riti arborei che si celebrano sul territorio di anno in anno, tra dicembre e febbraio. Un omaggio rituale, che affonda lontane radici nella civiltà mediterranea, per ancorarsi nelle tradizioni devozionali e di culto verso i Santi patroni locali della religione cattolica e nelle  usanze folcloristiche, in cui si riconoscono e identificano le comunità di Sirignano, Baiano, Avella, Mugnano del Cardinale, Quadrelle e Sperone, lembo di terra mediano che, lungo gli assi  della Strada statale della 7bis e dell’ Autostrada NapoliBari, salda l’estrema propaggine d’ Irpinia con l’ area nolano vesuviana e l’ area metropolitana di Napoli.  

E’ il Concorso di idee di riscoperta della storia del territorio, alla luce della capillare e  marcata  incidenza che per secoli vi ha esercitato l’economia dei boschi e del legno, allinsegna del lavoro produttivo; ed è un territorio, che in larga misura coincide con il contesto del Parco del Partenio, istituito negli anni ’70 del secolo scorso e che nella cornice dei Monti Avella, quella dei Mai appunto, si dispiega in aree naturalistiche e paesaggistiche di assoluto pregio, caratterizzate, per di più, da un cospicuo e interessante patrimonio di acque sorgive.

Né va dimenticato  che fino agli anni ’50 del secolo scorso proprio l’ economia dei boschi e del legno è stata fiorente, includendo gli alti indici di commercializzazione dei materiali lignei intra ed extra regionale, specie per la produzione del carbone vegetale d’uso domestico, dando, al contempo, impulso ad un’articolata filiera di mestieri, segnatamente per le eccellenze nell’artigianato dell’arredo di buona fattura e design. Come dire, una storia di lavoro tutta da onorare, ricordare e rispettare, ma, che, pur lasciando segni indelebili,  è stata superata dalle trasformazioni dei tempi, in tutte le positività che ha espresso.  Ed  il presente del Parco, costituisce ancora una promessa non osservata,  una gamma di potenzialità ancora inespresse, proprio sul versante delle politiche naturalistiche e ambientali, funzionali alla qualità di vita dei territori, e per le quali i Parchi sono stati istituiti mezzo secolo fa.

Ma, quello dei Mai dArgento, per l’ edizione 202324, è anche e soprattutto il Concorso di idee, incentrato sui percorsi della conversione ecologica, in grado di coniugare la tutela e salvaguardia, soprattutto la vita di tutte le specie che albergano sul  PianetaTerra. Sono le ragioni, che sono contemplate da Agenda 2030, con gli obiettivi-gol configurati dall’intesa sottoscritta da circa 200  PaesiStati delle Nazioni Unite, incrociando gli obiettivi delineati dalla Cop28, svoltasi lo scorso dicembre a Dubai, nella prospettiva della decarbonizzazione, per contrastare i cambiamenti climatici indotti dal surriscaldamento del PianetaTerra, nel più vasto orizzonte della conversione ecologica.

E’ l’orizzonte, in cui s’innestano (ala straordinaria intelligenza verde degli alberi, super- efficienti  convertitori naturali di anidride carbonica in ossigeno con la fotosintesi clorofilliana, ma essenzialmente primigenie forme di natura viventi ; ( b) l’ utilizzo delle energie da fonti rinnovabili-  eolica, solare, geotermica, onde marine – includendo il nucleare di quarta generazione, e l’idrogeno vettore d’energia, separato dall’ossigeno per elettrolisi; (c) il contenimento delluso e del consumo del suolo nella pratiche agricole in tutt’uno con la dispersione delle risorse idriche per scopi irrigui, puntando sulle tecniche e tecnologie delle colture idroponiche e acquaponiche; (d) le finestre letterarie di impronta green e … affinità su Giovanni Pascoli, Giosuè Carducci, Italo Calvino, Harry Potter, Carlo Collodi e il suo Pinocchio, protagonista del libro più letto nel mondo, secondo solo alla Bibbia, tradotto dall’italiano in oltre 30 lingue straniere, in ogni continente. Un prodigio editoriale. E la prima edizione fu pubblicata a Firenze, appena 140 anni fa.

E’, quella prospettata, la raggiera dei percorsi tematici che ragazze e ragazzi degli Istituti comprensivi, dei Licei e degli Istituti statali dIstruzione superiore dellUnione intercomunale della Valle dell’ Alto Clanio e dell’ Area nolana hanno percorso, personalmente o in gruppo, scrivendo saggi brevi, relazioni-ricerca, testi di narrativa e poetici, manufatti in cartapesta, opere grafico-pittoriche e tanti  docu-film. Una larga produzione di alto profilo contenutistico, al vaglio del Gruppo di valutazione del Concorso.

E, per inquadrarne la portata va citato il dipinto su tela di considerevoli proporzioni, composto con il supporto grafico dellIntelligenza artificiale. Unemozionante e coinvolgente rappresentazione di paesaggi ultraterrestri, per una modalità di racconto che si nutre del pensiero di Giordano Bruno e della teoria delle infinite forme di vita, in altrettanti infiniti universi possibili. Pittura e Filosofiacon lIntelligenza artificiale, a far da collante … unico. Un mix che solo menti … giovani potevano escogitare, evocando Giordano Bruno. E va da sé che, per discrezione, non si fa menzione delle ragazze e dei ragazzi che hanno ideato e realizzato lopera, connotandola con una congrua e utile scheda illustrativa, né del team delle prof e dei prof della loro classe e  Scuola.

Di certo, Ortensio Zecchino – testimonial d’eccezione della cerimonia di conferimento dei Mai dArgento, in programma il 15 maggio, a Palazzo Caravita, con gli onori di ospitalità che saranno resi dal sindaco Antonio Colucci e dall’assessore della C.M. Vallo di Lauro e del Partenio, Giovanni Belloisi- converserà con premiande e premiandi del Concorso. Una presenza, quella di Zecchino, presidente e co-fondatore di Biogem, il rinomato Istituto di ricerca scientifica sulle malattie genetiche, operante ad Ariano Irpino, rende onore  alla manifestazione, di cui sono state sempre protagoniste le giovani generazioni,- e sempre lo saranno, secondo lo spirito e le finalità dello Statuto, con cui è stata indetta e lanciata nel biennio 201617.

En passant, va ricordato che Ortensio Zecchino, è stato Ministro dell’Università e della Ricerca scientifica, Senatore della Repubblica, eletto in quattro legislature consecutive, e Parlamentare nel Consiglio di Strasburgo, in cui ha presieduto dal 1979 al 1984 le Commissioni per gli affari, europei, giustizia e cultura. E Zecchino, è stato redattore e relatore del capitolo sulle istituzioni del progetto di trattato per l’Unione europea, approvato nel 1984. Studioso di Diritto medievale, con saggi e opere specialistiche sulla storia dei normanni e sulle Costituzioni melfitane, Zecchino è stato docente nell’Università di Urbino e nella Federico II.

di Geo

Baiano. Vieni una sera a Teatro, fa bingo la speciale rassegna del Colosseo. Maschere nude, Arianova e Mela, le compagnie protagoniste della kermesse. Exploit della Stabile avellana con Il settimo si riposò, per la regia di Franco Pinelli

Allettanti e innovative, le modalità di programma, con cui  la compagnia Mela, tra le più rinomate del vasto e sempre interessante panorama dell’ arte scenica in Campania, ha inaugurato la stagione2024, indicendo e organizzando la rassegna Vieni una sera a Teatro, rendendosene, al contempo, partecipe. Una sequenza di eventi spettacolari sul palcoscenico del Colosseo, scandendo l’intero mese d’aprile, appena salutato. Una  selezione di testi e opere, per rendere omaggio e onore alla commedia, assumendo la forma e la dimensione di una rassegna ben congegnata e studiata, tanto da incontrare il favore del pubblico, con l’ en plein di applausi e riconoscimenti decisamente meritati. Un’ effervescente  kermesse, animata da Maschere nude, Arianovateatro – compagnie napoletane e proprio da Mela, la Stabile  che fa riferimento all’ omonima Associazione di promozione sociale, attiva sui versanti socio- culturali sia del territorio che nel contesto cittadino di Avella.

Arapee zitto, nell’ interpretazione fornita da Maschere nude, per la regia di Ernesto Sasso, autore dell’originale testo messo in scena, ricco di venature romantiche; Il diavolo li fa e poi li accoppia, con testo di Stefano Palmucci, musiche inedite di Stefano Russo, proposta da Arianovateatro in elettrizzante e scoppiettante verve, con Rita Pirro, in regia; Il settimo si riposò, ispirata dall’omonimo testo di Samy Fayad, presentata da Mela, per l’ eccellente regia di Franco Pinelli. Sono le commedie, che, per la caratura interpretativa esibita, hanno impresso il marchio di qualità identificativo della rassegna. Una caratura, la cui valenza di affidabile testimonianza e portata spettacolare si ritrova in pieno nella messa in scena  de Il settimo si riposò, con cui l’eclettica compagnia della Stabile avellana, ha superato se stessa nei ritmi di linguaggio, battute e cadenze, che le sono peculiari nel tenere la scena. Una briosa e piacevole perfomance , nel raccontare tutto ciò che accade in una qualsiasi domenica di maggio in una qualsiasi e innominata città del Belpaese, nella casa di Antonio Orefice, il vedovo inconsolabile, ma fino a un … certo punto, interpretato da uno scintillante Riccardo DAvanzo, attore di … vocazione, oltre  che aiutoregista, animatore e versatile factotum di Mela. Una passione vera per il Teatro e per il … sociale, che Riccardo ha sempre ben coniugato con l’attività professionale di esperto e ben stimato funzionario degli Uffici tecnici dell’ amministrazione provinciale di Avellino

Essenziale e sobrio l’impianto scenografico – allestito da Michele Napolitano service– de Il settimo si riposò, nel salotto con arredo  piccolo- borghese, su cui si affaccia la camera da letto di Antonio, con  porta, su cui campeggia il cartello … E’ domenica. Silenzio. Grazie. Un messaggio di perentoria sintesi … delle paturnie, per dir così,  di cui … soffre … o vive Antonio che, di domenica, non intende affatto essere disturbato, almeno fino a mezzogiorno, restandosene in camera, solo con se stesso e i suoi interessi.

 E ne dà … notizia, intenta com’è a rassettare, Gemma, la ciarliera suocera,- con cui Antonio condivide l’abitazione,- interpretata da Annamaria Montuori, agile e perspicace per la leggerezza e prontezza d’intuito, con cui si cala nelle più disparate situazioni di famiglia, volgendole alle migliori soluzioni possibili. Come avviene nella relazione che la nipote Teresina, figlia di Antonio,- interpretata  da Carmela Trionfo,- vive da lunghi anni  con Gioacchino, a cui dà forma, voce e gestualità  il sorprendente Rosario Amato. Un malato … molto  immaginario, è ,però, Gioacchino, una … farmacia itinerante di pronto-uso per sé e per gli altri,  sempre intabarrato e munito di sciarpe protettive di ogni specie e forma, al quale la paziente Teresina e Gemma devono prestare spesso e volentieri sostegno fisico e soccorso psicologico. 

E poi  il racconto in palcoscenico piega verso il borderline con la storia di Filippo Capurro, il temuto camorrista napoletano, evaso da San Vittore, il carcere di Milano, e che, armato, fa irruzione nell’abitazione di Antonio e vi si accampa ospitalmente per una serie di equivoci e ambiguità. Un intrico di situazioni, al cui centro finisce proprio Gemma, ch’è attratta dal fascino del bel tenebroso, qual è Filippo Capurro, interpretato da Filippo Montano. Ma le invitanti lusinghe di Gemma, neanche scalfiscono il duro cuore del bandito evaso, che anzi si ritrova … alleato del padrone di casa, Antonio, che non riesce più a sopportare la suocera Gemma, con le sue tante ciarle e cicalecci.

Una bella e vivida rappresentazione, arricchita dalle interpretazioni  di Saverio Corbisiero, nelle vesti di Donnarumma, il cameriere e aiuto- sarto, loquace, ma non tanto pronto di comprendonio, che vive quasi  in simbiosi con Antonio e Gemma, e di Angela Sanseverino, la sollecita e premurosa intervistatrice che predilige il toscaneggiare, dandosi  toni sofisticati e accattivanti. E senza tralasciare i ruoli del Maresciallo Persico, Matilde, del professore Notari e dellinfermiere, messi in scena da Francesco Fusco, Anna Pecchia, Andrea De Carlo ed Emanuele Candela. Davvero una coralità di alto profilo, quella dispiegata dalla compagnia Mela.

Ed il prodigio- è il caso di dirlo- dello spirito amatoriale, con cui si fa Teatro, che è cultura e socialità. Un prodigio che, nella fattispecie, si deve  al supporto tecnico di Antonio Sicondolfi e Ernesto Sasso per l’ audio e le luci, con l’organizzazione d’ accoglienza riservata al pubblico, a cura di Umberto Albanese, Rosita Loiola, Francesco DAnna, Antonio Capiluongo e Francesco De Stefano. I servizi video si devono a  Fotograficamente. net  di Salvatore Morelli.

 Ed in proposito, c’è attesa per la presentazione e diffusione  di Avella Iperbolica, il docu – film realizzato proprio da Morelli con il senso estetico che gli è peculiare. Un’operazione culturale ben concepita e realizzata, che racconta la storia, i monumenti e il paesaggio della città fondata sugli Osci. Un’operazione, di cui una bella ed elegante clip, calibrata sulla Via dei cristiani, all’altezza dell’area della  Grotta di San Michele, è stata diffusa qualche settimana fa. Una gemma visiva.

di Geo

Cicciano. La diversità è ricchezza: convention nella Chiesa dell’Immacolata Concezione, esperienze di solidarietà attiva verso le fragilità e le criticità umane

Un incontro, ma anche e soprattutto un interessante scambio di esperienze sugli itinerari ardui e complessi, in cui si colloca l’esercizio della solidarietà attiva verso il complesso mondo della diversità, che il volontariato civico, nelle sue variegate articolazioni, è impegnato ad accogliere e ascoltare. E’ un impegno di progettazione sociale, oltre che di integrazione, se necessario e opportuno,  per le iniziative che si promuovono e realizzano sul territorio sia cittadino che intercomunale, con l’obiettivo di accompagnare nel cammino esistenziale le persone che vivono le condizioni del disagio e dello svantaggio, facendo loro riacquisire il senso di e l’ autostima che si sviluppano nell’intensità e nel calore delle relazioni, generate e nutrite di fiducia e amore.

      Una presenza , quella del volontariato civico nel contesto dei territori, che si intreccia con l’osservanza e il rispetto dei valori della sussidiarietà affermati e contemplati dalla Carta costituzionale, coniugando e declinando, al contempo, i principi della spiritualità dei Vangeli, così come si riverberano e dispiegano nell’ universale visione francescana della vita. Una presenza, la cui portata impone ed esige costanti momenti di riflessione e di apertura verso gli impegni da assolvere giorno dopo giorno, nel rispondere in pieno alla missione assunta, al filtro della verifica d’attuazione del principio, per il quale La diversità é ricchezza. Ed è la diversità che declina il senso della vita, traducendosi in varietà di apporti umani e umanizzanti, alla pari della fondamentale e primigenia funzione d’equilibrio e armonia che svolge la biodiversità nelle generali leggi della natura e dei sistemi viventi, intesi nella misura più ampia ed esaustiva possibile. E’ la diversità, il cui approccio di normalità, per così dire,  esige ed impone un salto di qualità e di atteggiamento culturale, forse anche antropologico, in virtù del quale il \ la persona con disabilità sono persone portatrici di sensibilità, capacità intellettive e spiccate potenzialità emozionali, del tutto suscettibili di essere trasferite sul piano della compiuta espressione, nella pienezza della dignità personale.

XXXXXXXXXXXXXXXXXXX

            Sono state – queste – le linee di guida essenziali dell’incontroscambio di esperienze vissute,- dopo l’indirizzo di saluto del parroco don Mariano Amato –  svoltosi nella Chiesa dell’Immacolata Concezione, e coordinato da chi scrive queste righe, prendendo impulso dalla realtà operativa, costituitasi nel 2014 proprio in Cicciano, nell’ambito della Erezione canonica dellOrdine francescano secolare. Una realtà di condivisione e attiva partecipazione, che opera in stretta sinergia con le altre famiglie associazionistiche dello stesso Ordine – sono 14 – operanti nella Diocesi di Nola ,  prendendosi cura  delle diversità, di cui sono portatori gli ammalati, i disabili fisici e psichicile persone affette da autismo, dallasperger e dal ritardo generalizzato dello sviluppo psicofisico.

Una visuale, su cui Maria Toscano, ministro dell’ Ordine francescano secolare di Cicciano, innestava  osservazioni significative proprio sul contesto territoriale. Una lettura sociale, per  evidenziare che, in una realtà folta, dispersiva, multietnica, diversificata per status sociale e per criticità psico-fisiche, si possono ricercare risposte coerenti e positive con l’osservanza della vita evangelica, nella spirito  francescano.

Di particolare risalto, il ventaglio delle esperienze sociali  sviluppate dall’ Ordine francescano secolare nel contesto dell’operosa Marigliano, tra le più importanti città medie dell’area nolano- vesuviana. Una realtà, focalizzata da  Maddalena Esposito e Maria Luisa Battistone, alla luce delle  esperienze di accoglienza e di servizio per le comunità dell’intero territorio di riferimento, di cui è stato – ed è pur sempre-  cuore e anima pulsante il Convento di San Vito, faro di storia secolare e cultura religiosa, ma soprattutto di socialità cristiana. Un percorso particolarmente significativo, testimoniato dall’operosità della Gioventù francescana, la Gifra, dando spazio nei decorsi decenni, a coraggiose iniziative di cultura e pratica ecologica, troppo spesso, anzi sempre, vanificate e restando del tutto disattese proprio nella piana di Boscofangone, sull’asse NolaMarigliano Acerra, la contaminata anticamera della devastata Terra dei Fuochi, in cui si incrociano l’area metropolitana di Napoli e l’area casertana, lambendo il Basso Lazio.

Di caratura specialistica erano, invece, erano le sottolineature che Antonietta Castaldo, presidente dell’ Associazione di promozione sociale locale,- che afferisce all’ Associazione italiana per i ragazzi autistici,- proponeva sull’importanza che spetta alla rete assistenziale dei servizi socio-sanitari, per arginare e contenere il crescente e sempre più diffuso fenomeno dell’ autismo. Un’ importanza di cui le Istituzioni sono sollecitate a farsi carico, potendo puntare sul ruolo delle associazioni di volontariato, attive  nel Terzo settore con sicuro spirito di servizio e professionalità.

XXXXXXXXXXXXXXXXXXX

  Significativa, d’altro canto, la personale esperienza che Antonietta Castaldo vive, quale madre di Sergio Massimi, robusto e spigliato giovane, la cui condizione di diversità si traduce nell’ amore per il sonoro e armonioso linguaggio del pentagramma. Un amore compresso e inespresso  fino a qualche anno fa, che Massimo ora è in grado di rendere esplicito e manifesto, grazie al supporto della Musicoterapia, di cui è esperto il giovane professore Angelo Zuozo, laureato sia in Scienze politiche e sociali che in Musica per la fascia di Il livello professionale, oltre che docente di Tecnologia musicale nel Liceo statale artistico Palizzi di Napoli. E l’applaudita performance alla tastiera che Sergio Massimi esibiva nella circostanza, era ben più di una eloquente testimonianza, a far da bene augurale viatico per l’itinerario di concertista e compositore che s’avvia a percorrere. 

Ed è lo stesso itinerario d’esperienza, raccontato da Gianluca Di Matola e che, di suo, già viene compiendo sul versante della scrittura narrativa. Un’ esperienza multisensoriale, arricchita da fervida fantasia ispiratrice e  dal gusto delle indagini investigative, con largo interesse per il genere noir. E’ la diversità, per la quale Gianluca è ormai scrittore conosciuto, premiato con motivati e approfonditi riconoscimenti in concorsi regionali e nazionali, ma soprattutto gratificato e onorato da un cospicuo pubblico di lettrici e lettori. E l’ultima sua fatica … di narrazione noir, s’intitola Malafemmena. Ma non ha nulla da condividere con i versi scritti e cantati da Totò. Anzi, è un intricato e intrigante … giallo, tutto da leggere. 

Tra gli altri interventi da citare, quello di Mario Della Gala, vice ministro regionale dell’ Ordine francescano secolare della Campania. Un excursus, per delineare la valenza  storicosinodale e carismatica che connota l’ Ordine, facendo memoria dell’anno della sua istituzione, il 1221. E fu il primo Ordine laico secolare istituito dal Serafico Francesco, con l’approvazione della Chiesa, all’insegna del Vivere il Vangelo di Cristo, sine glossa, per intendere una condizione di vita pienamente calata e praticata secondo i principi evangelici. E il sigillo all’ incontroscambio di esperienze di  solidarietà per il mondo della diversità, che è ricchezza di vita, era impresso da Giovanni De Luca, presidente dell’ Associazione  dellUnione italiana per la lotta alla distrofia muscolare, sezione di  Cicciano. Un sigillo di osservazioni puntuali e di spiccato spirito di servizio, per marcare l’importanza delle ragioni dello stretto raccordo da sviluppare, per la formazione della rete di relazioni tra le varie associazioni di impegno solidaristico, locali e regionalireligiose e/o laiche, pubbliche o private. E’ la rete – affermava De Luca – che con spirito di coesione e congrua programmazione operativa, è in grado di far elevare la qualità degli interventi e delle attività sempre più integrate, con cui il Terzo settore è in grado di assolvere al meglio il proprio ruolo di solidarietà e sussidiarietà.

di Geo

Baiano. Stefano, protomartire e protodiacono della Cristianità All’ Incontro, Focus di cultura storica con don Angelo Schettino

xr:d:DAGCaNWP97Q:37,j:8156443785752769154,t:24041416

Sulle tracce di Stefano, protomartire e protodiacono della Cristianità. Un percorso di riscoperta – e rivisitazione- sia  della personalità che dell’azione del  Santo Levita. Una  figura dalla forte e profonda connotazione storica, non solo sul versante della spiritualità religiosa, con cui professò e diffuse i principi e i valori del Vangelo, ma anche e soprattutto  per la  testimonianza di rigorosa coerenza che ne diede, incarnandoli e vivendoli, fino al 36 dopo Cristo, l’anno dell’esecuzione, a Gerusalemme, della sentenza del processo sommario, a cui fu sottoposto per le idealità propugnate e affermate per una nuova umanità, conciliata con se stessa nella pace, nella giustizia  e nella libertà, senza alcuna forma di disuguaglianza e discriminazione. E la sentenza di condanna a morte, Gli fu inflitta per lapidazione.

 E’  un nitido  e limpido profilo storico, quello della vicenda esistenziale  di Stefano, patrono e protettore della piccola comunità cittadina; una vicenda e un contesto che, per tanti aspetti, sembrano parlare e interpellare a viva voce la coscienza dell’umanità dei nostri giorni  segnati dai tragici e convulsi scenari del Medio Oriente, corrispondendo ai territori di Israele e della Palestina, intesi in senso lato,  attraversati come sono dalle sofferte inquietudini e dalle aspre contraddizioni conflittuali, così come due mila anni fa furono vissute– ed  alimentate- dal difficile e arduo processo della romanizzazione proprio in terra di Giudea, cuore dell’attuale crisi geopolitica, che rischia di dilatarsi irreversibilmente, con conseguenze impreviste e imprevedibili.    

E’ il profilo che sarà al centro del Focus di cultura storica, in agenda il 19 aprile – alle ore 18,00 – nei locali del Circolo LIncontro, in via Luigi Napolitano. Tema del Focus: Stefano, testimone del Risorto, nel contesto multiculturale della Koinè. A trattarne, sarà don Angelo Schettino, giovane sacerdote, parroco della comunità parrocchiale della Chiesa di San Bartolomeo, nella vicina Tufino, e docente di Materie letterarie. Un approccio di articolato respiro storicoculturale, che fisserà sotto i riflettori d’analisi aspetti del processo subìto da Stefano, protomartire, alla luce degli Atti degli apostoli, per dischiudersi, in generale, sugli orizzonti dell’ ebraismo e del cristianesimo, con specifico rilievo per il mondo della Koinè, tenendo presente che le origini della famiglia di Stefano sono ancorate ai costumi e principi morali delle generazioni ebree elleniste,- hellenestai, secondo il Vangelo di Lucadi spiccata cultura e madre lingua greca, vittime della diaspora. Un dramma che superarono, ritornando a vivere a Gerusalemme.   

            Momento di singolare interesse del Focus, sarà l’interpretazione che Antonio Lippiello, proporrà dell’ Ode a Baiano, di cui è autore. Un’originale e vivida  composizione, che nella trascrizione riproduce e rispecchia la pronuncia del dialetto napoletano, con le cadenze d’accento e di espressività, che sono peculiari delle  comunità della nostrana Valle dellAlto Clanio. L’ Ode  è stato il filo conduttore dello spettacolo- ‘ A Festa nostra – presentato nel Colosseo con grande successo di pubblico dalla compagnia di Proteatro, nel 2023. E’ l’omaggio alla culto popolare verso Stefano, protomartire e protodiacono, e, neanche a dirlo, alla Festa del Maio del 25  dicembre.

di Geo

Baiano. La Passione di Cristo e la coralità di popolo

In rilievo, linnovativa drammatizzazione scandita dai  monologhi narrativi sui miracoli del Nazareno e su storie di fede calate  nellattualità dei nostri giorni, vivendo i valori del  Vangelo. Modelli esemplari, le esperienze di Madre Elvira, fondatrice delle Comunità Cenacolo  e di don Franceschino Tulino.

Un’ambientazione venata di sano realismo e attraversata da spiccata animazione sociale, qual è quella che si vive e dispiega nei luoghi di pubblica frequentazione, fortemente espressiva per la generale ideazione, come accurata nei dettagli ben recepiti e fatti propri da oltre  duecento figuranti di varia età, genere e distinzioni sociali in costumi depoca. Un contesto fatto ri-vivere, combinando il vissuto della comunità ebraica nella normale quotidianità dell’antica Gerusalemme, su cui sovrintendeva la discreta e vigile presenza di legionari e centurioni, sostanziale espressione del potere che Roma imperiale praticava, coniugandolo  con la fiscalità che imponeva ai popoli con rigorosa inflessibilità, per conferirne lesercizio ai pubblicani, tristemente noti nell’eccedere per esosità e vessatoria durezza.

 Si snodava su questa piattaforma una ricostruzione esaustiva, con punto di partenza l’area antistante la storica Chiesa dei Santi Apostoli, che s’affaccia sull’omonima strada, e sito d’arrivo, la verdeggiante collina di Gesù e Maria dalla caratteristica e morbida salita, su cui svetta l’ Eremo della Madonna del Soccorso, accogliente luogo di preghiera e meditazione, trasfigurata nelle ore del rossegiante tramonto della Domenica delle Palme nella simbologia del Golgota, il Monte del martirio di Gesù in Croce. Una ricostruzione proiettata nell’ articolazione di una scenografia eloquente per immediatezza ed essenzialità visiva, con ridondanza di effetti, specie negli spazi sia del mercato di frutta e ortaggi al naturale che del mercato di abbigliamento e stoffe, eccellenti vasi e artistici manufatti in terracotta, prodotti d’artigianato e così via, con tanti banchi di esposizione di merce.

Un allestimento, quale migliore non poteva essere immaginato, realizzato nei siti di piazza Francesco Napolitano, protetti dai  lecci, ormai ad un secolo della messa in dimora, pregiati patriarchi sempre verdi, ma soprattutto elementi connaturati con l’identità della microagorà del centro storico, come lo sono il composito  Monumento in travertino e marmo con le istoriate bronzee lastre laterali dedicato ai caduti in guerra, e il Palazzo municipale in avanzata fase di restyling. E, per completare, erano davvero chicche da ammirare, le lignee insegne a freccia che in lingua ebraica facevano da guida alle postazioni mercatali, con i relativi significati, per coloro che ne facevano richiesta, tradotti e illustrati da spigliati e solerti interpreti. Un’interessante operazione di ricerca e informazione  … con il favore di Google, messa a segno da giovani amanti di lingue antiche, come l’aramaico e appunto l’ebraico, con l’avvertito scrupolo di garantire  anche in un dettaglio del genere in pieno la storicità della rappresentazione.     

Ma a costituire l’ innovativa e autentica chiave di volta dell’apparato, erano  i monologhi narrativi di quattro dei miracoli canonici, in cui vive la storia di Gesù, Messia e Profeta, in parallelo con i due monologhi, calibrati su storie di fede, incarnate nellattualità del nostro tempo, allinsegna delle esperienze di Madre Elvira, fondatrice delle Comunità Cenacolo e di don Franceschino Tulino, approdato alla vita sacerdotale in età adulta, alla luce di una vocazione filtrata da una significativa vita di affetti familiari, in tutt’uno con lo status di operoso e ben stimato funzionario di pubblica amministrazione, scomparso qualche anno fa. Un racconto incentrato su testi elaborati da Franco Scotto, regista di buona scrittura e brillanti intuizioni, e affidati alla fine dizione e alla gestualità mimetica sviluppate con appassionata partecipazione emotiva e mentale da Lucia Napolitano, Miriam Barbarisi, Leandro Marino, Michele Ragosta, Francesco Candela e Matteo Mascolo. Un filo narrante, che nella rivisitazione dei miracoli, – da quello dell’ adultera a quello del paralitico, da quello della chiamata del pubblicano Matteo a quello del cieco in particolare-, richiamava motivi dell’ esegesi di Papa Bergoglio, come tiene ad evidenziare Scotto. E, va da sé che nel miracolo del cieco risalta a tutto tondo, la portata della metafora della cecità, intesa quale ottusa chiusura al Mondo nuovo, ch’è  fondato sull’ osservanza e concreta attuazione dei principi del Vangelo, assertori del primato della pace, della concordia e della giustizia nella libertà tra gli uomini e i popoli senza alcuna disuguaglianza e discriminazione, ieri come oggi. E  la cecità rimossa corrisponde alla speranza del Mondo nuovo, in cui riconoscersi, vivere e agire.

         E’ la speranza che, di suo,  Madre Elvira ha tradotto e vive compiutamente, a far data dal 1983, nelle Comunità Cenacolo, attive in tante realtà del mondo, per accogliere giovani logorati e aggrediti dal dramma della tossico- dipendenza, ma anche persone adulte e famiglie in difficoltà, per far ritrovare loro il senso della bellezza della vita e della  fiducia verso il proprio destino. Una testimonianza di fede attiva e fervida, quella di Madre Elvira, appartenente all’ Ordine delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Come dire, quelle Suore della Carità, che, a loro volta e per oltre un secolo, sono state ben presenti sul territorio cittadino nella gestione delle Scuole dAsilo comunali, educando e formando decine di intere generazioni nell’imponente Palazzo Spagnuolo, ora in triste stato di fatiscenza.

    Ed è, quella di Madre Elvira, la stessa speranza, che ha pervaso e vibrato intensamente nel pensiero e nell’anima in don Franceschino Tulino, prima nella scelta del diaconato e poi nei voti assunti per esercitare il ministero sacerdotale, ponendosi a servizio delle comunità locali. Una persona di calda umanità e profondo spirito altruistico, che chi scrive queste righe ha ben conosciuto  fin dalla seconda metà degli anni ‘40  del secolo scorso in quello straordinario e vasto Laboratorio oratoriale dAzione cattolica locale, ch’è stato  ospitato per circa trent’anni negli estesi  ambienti della Casa canonica della Chiesa parrocchiale di Santo, con le annesse pertinenze dei campetti, incluso lo Stradone che conduce verso la Chiesa, teatro di … strampalate partite di … calcio. Un Laboratorio di molteplici attività e iniziative di culturali, sociali, religiose, teatrali e cineforum, mostre d’arte varia, sportive, escursionistiche, per finire nell’organizzazione dei campeggi estivi in montagna o al mare. E  Franceschino  in tutto questo bonario e divertente  ambaradan, quale diventava nella quotidianità il Laboratorio… con tutte le sue multiformi propaggini  esterne, era uno speciale fac totum, in grado di dare ritmo, anima e … ordine tra tanti di noi ancora … aspiranti, per non dire dei pre juniores e juniores, secondo le categorie di appartenenza anagrafica nell’assetto organizzativo dell’allora Gioventù dAzione cattolica. Insuperabile, indimenticabile e super…tollerante Franceschino, diventato don.

  I monologhi letti e interpretati con il loro coinvolgente carico comunicativo immettevano nell’atmosfera di piazza Santo Stefano, dov’era stato allestito il palcoscenico sbalzato, per officiare il Processo per antonomasia. Una dialettica contrapposizione tra le istanze politiche  del governo romano, in applicazione del dìvide et impera, espresse da Pilato, interpretato da Alberto Tortora, e i capi   d’accusa verso Gesù, espressi con vigore da Caifa, il sommo sacerdote e capo del Sinedrio, atteggiato nel profilo e nel linguaggio di Tommaso Lippiello, fiancheggiato nell’accanimento accusatorio da Anna \ Anano, altro importante sacerdote del Sinedrio, con le sembianze di  Pellegrino Lippiello. E’ lo scenario, in cui emergeva in netta evidenza la sostanziale solitudine di  Gesù,  interpretato  da Antonio Lippiello, che ribatte e rilancia in auto-difesa il convincente e coraggioso discorso della via, della verità e della vita, con cui riveste e impregna la sua Missione e l’universalità dei suoi valori. Un rappresentazione di Processo di palpitante forza evocativa e comunicativa, tanto più meritevole di rilievo, se si considera che a proporla sono stati  giovani, neanche trentenni, con un eccellente background culturale e professionale. 

      Spirito cristiano aperto e inclusivo, cultura e arte, socialità, è il trittico valoriale con cui la Passione di Cristo, edizione 2024, va in archivio. Una bella crescita logistica e organizzativa, oltre negli indici di qualità spettacolare. E il merito va ripartito alla pari tra la Pro Loco, l’ Azione cattolica, il Forum dei Giovani.

di Geo

Baiano \ Sperone. Note a margine, dopo l’inaugurazione: la Mediateca e l’innovazione tecno- formativa nella società mondializzata. Al Giovanni XXIII, spazio al futuro della didattica integrata e della digitalizzazione

Prima, s’è appropriata della scena metaforica, limportanza della lettura del linguaggio scritto,-  invenzione delle società umane risalente a cinque mila anni fa, sulla scia evolutiva del cervello umano per l’impulso del linguaggio parlato, espressione comunicativa-, così come vive nelle pagine del libro che tesoreggia e diffonde conoscenze, pensieri e saperi nel tempo. Ed è un’esperienza multisensoriale, basilare nel promuovere l’articolazione del pensiero e della formazione della persona umana, oltre che unica ed esclusiva nella sua essenzialità, in grado  di trasformare una complessa sequenza di lettere d’alfabeto e segni grafici in compiuta e significativa narrazione. Una trasformazione, che permette non solo di identificare 200300 parole al minuto, attraverso molteplici movimenti oculari e cambi di attenzione, per elaborare la specificità di significato e dei contenuti di testo e acquisirne la comprensione, ma che include anche la sensazione tattile e l’odore caratteristico del libro e persino la particolare percezione uditiva del fruscio delle pagine che vengono sfogliate e girate, nella lettura

            E’ lomaggio alla lettura del linguaggio scritto,  reso in scena aperta da uno spigliato e vivace drappello di ragazze e di ragazzi di Scuola media, in rappresentanza del plessoParini, nel salutare il varo dei servizi tecnologici della Mediateca negli accoglienti ed ariosi ambienti del Giovanni XXIII, con arredi  efficienti e funzionali progettati dai professori-architetti Donato Girolamo e Carmine DApolito che hanno anche allestito la bella reception dell’atrio del complesso scolastico di via Luigi Napolitano. Un saluto, sfoggiato con un largo e esauriente florilegio di citazioni di pensatori e scrittori sull’inestimabile valore del linguaggio scritto e della lettura dei libri nel formato cartaceo della tradizione, quale si ritrova nella Grande svolta emancipatrice e civilizzatrice dellumanità, favorendo la circolazione delle idee nella produzione libraria,grazie allinnovazione tecnologica dei caratteri mobili nei torchi di stampa, introdotta da Giovanni Gutenberg. Un florilegio esaustivo, dando spazio a stimolanti citazioni, tra cui quelle di Leonardo Sciascia e Pier Paolo Pasolini, illuminate e generose coscienze di libero pensiero nel nostro tempo,senza indulgenze per il conformismo e lappiattimento sui poteri.

Poi, l’attenzione è stata polarizzata dalla sperimentazione diretta dei dispositivi tecnologici correlati alloperatività della digitalizzazione, con la lavagna interattiva magnetica e i visori, a primeggiare e parte costitutiva della Mediateca, insieme con la dotazione di tablet, smartphone e via proseguendo, come dire astucci con pennini cavallotti, calamai e inchiostro nero, quaderni, lavagne, il sussidiario pluridisciplinare e il libro di lettura nella parca dotazione della Scuola del lontano ieri. E,ovviamente, varie proiezioni nel pianeta dell’Intelligenza artificiale, il supergettonato sintagma che campeggia nei comuni discorsi del futuro prossimo dell’umanità e dei popoli nell’organizzazione sociale del XXI secolo nell’età della Quarta rivoluzione industriale. E della sperimentazione diretta, a fornire un’eloquente dimostrazione, con la sicurezza propria dei digitali nativi, erano un ragazzo e due ragazze, con rilievo particolare per il tour digital della navicella spaziale nello spazio cosmico, con il racconto di tutte le sue  fasi che scorreva nelle immagini sullo schermo della lim

    Sono stati – questi- i momenti centrali, valorizzando il protagonismo attivo di ragazze e ragazzi, che hanno connotato la cerimonia inaugurale della Mediateca  del Giovanni XXIII, con il taglio del nastro eseguito dal sindaco Enrico Montanaro. Ed opportuno era il suo intervento nel correlare levento con il fermo e convinto auspicio per  linizio di un proficuo cammino di formazione a servizio delle nuove generazioni, confidando nel ruolo fondamentale della Scuola per il futuro del territorio e delle sue comunità. A focalizzare il senso del progetto -Mediateca,  incrociando la permanente e costante attualità del libro nella tradizione del formato cartaceo, irrinunciabile fonte di conoscenza, con l’innovazione veicolata dalla Mediateca che integra e amplia gli orizzonti del sapere, era il professore Pasquale Napolitano dirigente scolastico del Giovanni XXIII, già docente dInformatica nei Licei statali a indirizzo scientifico, e diplomato in Pianoforte, al Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino.

 E’ la correlazione- affermava, Napolitano– che alimenta il pensiero critico e fa lievitare competenze e capacità operative, il cui livello, nella società della competizione globale, non può che essere costantemente di qualificato e alto profilo. Un versante su cui è decisivo il ruolo della formazione e dell’ autoformazione delle classi docenti. E il Piano nazionale Scuola digitale, con le importanti risorse finanziarie che sono disponibili, per concorrere a realizzare gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, va in questa direzione. Una prospettiva, per la quale sono necessarie strategie organiche e condivise, per far formare e crescere il capitale umano, la cui essenza e matrice appartiene alle nuove generazioni, attese da cammini in salita, ma ben praticabili.

E sul che fare, per recuperare tempi perduti e opportunità da far valere, è doveroso,e purtroppo, evidenziare che il grado di competenza digitale, colloca le cittadine e cittadini del Bel Paese al 27 posto in graduatoria nel quadro dei 27 Paesi dellUnione europea. Come dire che rispetto al Desi, il metro di valutazione dell’innovazione digitale che sta per Digital economy and society index, i ritardi sono notevoli per la società italiana, nel suo complesso. E oltremodo Indicativo dello stato di cose in grave arretratezza, è, però, il dato relativo all’appena 1,3% dei laureati che scelgono per la loro formazione professionale le discipline dell’Information and communication tecnology, asse portante della transizione digitale. 

E’ un lungo itinerario tutto da percorrere. E le condizioni per affrontarlo, non mancano affatto,incluse soprattutto le risorse finanziarie ed economiche dell’Unione europea.  Importante è volerlo.

Passaggi conclusivi dell’evento-Mediateca: la benedizione impartita dal parroco don Fiorelmo e l’ampia cronaca proposta da giornaliste e giornalisti della WebTv del Giovanni XXIII, con un corredo di interessanti interviste. Un ottimo e serio lavoro informativo.

di Geo

Foto di Carmine Montella

Il capolavoro teatrale di Jean Genet, per la regia di Veronica Cruciani. Tournèe nazionale, con esordio al Teatro dell’Arena del Sole, a Bologna. Le Serve in scena con Eva Robin’s, Beatrice Vecchione e Matilde Vigna

Dal primo al quattro febbraio, prenderà avvio nello spazio scenico dell’Arena del Sole, a Bologna, la tournèe nazionale incentrata sulla messa-in-scena de Le serve, opera del drammaturgo Jean Genet e capolavoro del teatro dellassurdo, che racconta lo sfibrarsi della condizione umana   in mille laceranti contraddizioni e tormentose inquietudini, alla luce dell’interessante e duttile testimonianza espressa al meglio della compiutezza nella  versione  di regia e di adattamento che si deve a Veronica  Cruciani. Una sequenza di spettacoli, per segnare l’esordio di uno dei più attesi e significativi eventi del panorama teatrale che in questo scorcio del 2024 sarà proposto ai pubblici  di Bolzano, Merano, Vicenza, San Marino, Valenza, Osoppo, Torino, Milano, Tempio Pausania, Ozieri, Carbonia, Bellinzona in Svizzera, Pescara, con epilogo il 27 aprile, nello splendido gioiello architettonico e di accoglienza, qual è l’Auditorium comunale di Polistena,in provincia di Reggio Calabria.

  Ambizioni che si rivelano evanescenti velleità, emozioni che alimentano paure, fragilità che si traducono in ripiegamenti esistenziali e in fuga dal proprio essere, ma anche e soprattutto le complessità e le mutevoli sfaccettature, con cui si manifesta a tutto tondo o con intricanti meccanismi di persuasione, tanto per dire, il potere del genere, senza dire dell’impennarsi nelle spirali della devianza psichica: sono alcuni dei temi pregnanti che scorrono nell’impianto del testo in lingua francese di Jean  Genet, tradotto  da Monica Capuani, con incisiva e nitida aderenza filologica, che fa cogliere tutte le sfumature espressive delle protagoniste della dramma. Una rappresentazione che vive nella multilateralità dei rapporti intercorrenti tra la Madame, la Padrona, interpretata da Eva Robin’s, icona pop del trans gender,- sul cui vissuto artistico e culturale, oltre che personale, domenica scorsa il Corriere della Sera  ha pubblicato un’articolata intervista a 360°-, e les bonnes, le Serve, Solange e Clare, interpretate da Beatrice Vecchione e Matilde Vigna. Una multilateralità di rapporti, quella che vivono la Madame e les bonnes, in cui l’autenticità e la sincerità dei sentimenti sono più apparenti che reali, con parole che si rincorrono nel complicato gioco ad incastro, realizzato dalle Serve nell’alternarsi di atteggiamenti psicologici e comportamenti effettivi, che  dall’adorazione e  rigorosa obbedienza passano senza alcun scrupolo e dubbio alla violenza e alle plateali offese di rivolta verso la Padrona

  Al di là dell’intrinseca e importante caratura culturale della tournèe, merita rilievo il considerevole profilo artistico che ormai connota Beatrice Vecchione, la ragazza del Sud, diventata versatile interprete nella Scuola d’Alta formazione del Teatro stabile di Torino, nella cui direzione si sono susseguiti personalità del Gotha del teatro italiano, come Mattone e Muscato, attualmente affidata a Valter Malosti. Una scelta di vita, compiuta senza alcun indugio e riserva, appena concluso il ciclo di studi nel Liceo classico Giosuè Carducci, a Nola. Un solido background, alimentato e pervaso dalla passione per la cultura umanistica e dagli interessi di studio approfonditi sulle opere di autori classicheggianti e, in particolare, di Shakespeare. E’ un percorso corroborato dai notevoli consensi  di critica e pubblico, riconosciuti con pieni merito alle performance fornite in tutti questi anni da Beatrice Vecchione, che conserva e mantiene il suo caldo rapporto con il territorio dell’Unione intercomunale della Valle dellAlto Clanio, segnatamente con il Giovanni XXIII, lIstituto scolastico, in cui ha vissuto, nei plessi di Sperone e Baiano, le prime esperienze di attrice … in erba. Un legame, che Beatrice Vecchione cura  con il garbo e l’affabilità che le sono peculiari, ma anche con spiccata sensibilità sociale. Una prospettiva, quella della sensibilità sociale, che pose in particolare risalto nel Focus di cui fu … protagonista,- ed era appena reduce da una tournèe in Cina-, il 27 febbraio del 2017, nei locali del Circolo LIncontro, calibrato sul rapporto  tra teatro e animazione culturale sul territorio. Al Focus parteciparono Franco Scotto, di Proteatro, Riccardo DAvanzo, dell’Associazione Mela, Salvatore Sgambati, dei Sognattori,  e il compianto Carmine Festa, animatore della compagnia Zigo – Zago. Si fece il … punto sulla funzione d’animazione per le comunità locali che veniva già svolgendo con sicure ricadute positive, il Teatro comunale Biancardi, ad Avella, e sulle prospettive che venivano dischiudendosi al suo orizzonte. Poi, sono arrivati gli anni dell’emergenza Covid19 e del suo superamento, coincidendo con la piena attivazione del Colosseo, a Baiano. Una fase nuova e incoraggiante s’è aperta, con interessanti riscontri; una fase che fa risaltare interessanti aperture nel concorrere ad elevare la qualità del vivere delle comunità locali, all’insegna delle buone programmazioni messe in atto nelle due strutture nel biennio 2022\ 23. Un trend ben promettente per il 2024.

 Le affermazioni di Beatrice Vecchione ne costituiscono il simbolico  viatico più che favorevole e propizio.

di Geo

La Shoah e le commemorazioni

Il 27 gennaio del 1945 l’esercito sovietico giunse al campo di sterminio nazista di Aushwitz , in Polonia, e ne abbatté i cancelli. Dal 2000 una legge italiana riconosce il 27 gennaio come Giorno della Memoria e prevede che vengano organizzate iniziative per ricordare la deportazione degli ebrei e degli altri prigionieri nei lager tedeschi.

Nel 2005, il Giorno della Memoria è stato istituito anche a livello internazionale con una risoluzione dell’Assemblea generale dellOrganizzazione Nazioni Unite.

Nel 2008, il Parlamento europeo di Strasburgo ha votato la risoluzione, con cui ha invitato i Paesi dellUnione europea a celebrare il 23 agosto, data del patto di non-aggressione, sottoscritto nel 1939 dalla Germania nazista e dalla Russia sovietizzata, che contemplava la spartizione territoriale di Romania, Polonia, Lituania, Estonia e Finlandia nelle rispettive orbite di dominazione sociale e politica. E’ la risoluzione che ha istituito nel 2009, la Giornata di commemorazione delle vittime dei regimi totalitari. Un atto che si colloca nello scenario degli anni a cavallo della fine del XX e agli inizi del XXI secolo, che segnano la graduale dissoluzione del sistema dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche, con il simbolico  crollo del Muro di Berlino, nel 1989

  Nel documento istitutivo, si legge. “ Le deportazioni di massa, omicidi e schiavitù commessi nel contesto degli atti di aggressione da parte dello stalinismo e del nazismo rientrano nella categoria dei crimini di guerra e dei crimini contro lumanità. Secondo il diritto internazionale le limitazioni statutarie non si applicano ai crimini di guerra e ai crimini contro lumanità”. 

In Israele, si celebra il Giorno della Shoah e dellEroismo, che ricorda l’insurrezione del ghetto di Varsavia e tutte le altre rivolte degli ebrei contro i nazisti. E’ data fissa- 27 gennaio, nel calendario ebraico-, ma variabile tra aprile e maggio, nel calendario gregoriano.

di Geo

Baiano. Proteatro ha inaugurato il 2024, con La banda degli Onesti di Mario Scarpetta

Sul pubblico del Colosseo, il lancio a perdere di banconote in euro taroccate, metafora della normalità, rifuggendo dagli inganni verso ilprossimo

Il talento comico di Antonio Lippiello e Alberto Tortora, in combinazione con il mix delle sonorità musicali del quindicenne Pietro Picciocchi, vero clou dello spettacolo.

Briosi intrecci in godibile leggerezza, con La banda degli Onesti, l’effervescente e vaporosa commedia, un classico della risata che … quelle e quelli di Proteatro con disinvolta spigliatezza  hanno portato in scena  nel Colosseo nelle serate del  2 e 3 gennaio, inaugurando la stagione teatrale del 2024, che in souplesse ha appena cominciato ad inanellare i giri della sua corsa in pista. Una replica a gran richiesta, sulla scia del prologo intessuto dalle complicate e ingarbugliate peripezie in cui incappa la stessaavventurosa e scombiccherata banda, inscenate nelle  serate del 26 e 27 dicembre per l’appagante saluto dato al 2023, anno filato al meglio delle aspettative, punteggiato com’è stato da densi e intensi eventi di eccellente livello spettacolare. Un bilancio più che positivo di lavoro e passione, con chiave di sintesi altamente rappresentativa fornita dalla partecipazione al Festival teatro Campania, prestigiosa rassegna nazionale e internazionale rigorosamente selettiva, dando spazio alla propria produzione sul tema de LIncontro, per la regia di Lubomir Bukoy e Franco Scotto, presentata con un’interessante e originale performance  il 19 giugno nella struttura di via Marconi, ed accolta con largo plauso di pubblico e critica. 

Un chiudi e apri, nel segno della continuità foriera di crescita artistica e meritati consensi, ma anche e soprattutto un omaggio Totò e Peppino De Filippo, campioni eclettici e insuperabili della popolare e popolaresca comicità napoletana, rivisitando la commedia di Mario Scarpetta, ispirata dal film in bianco-nero che ebbe gran successo a metà degli anni ’50, con trama e scenografia di Age e Scarpelli, per la regia di Camillo Mastrocinque, intitolato La banda degli Onesti, con protagonisti e interpreti  proprio Totò e Peppino De Filippo. Un’accurata e lineare trasposizione di linguaggio  teatrale con i toni e i ritmi  cadenzati che sono distintivi e specifici del genere, quella scritta nei due atti di Mario Scarpetta, ma anche  con variazioni e innesti adottati in libera scelta dalla  regia condotta da Antonio Lippiello, nella doppia veste anche di attore,- che dà vita al personaggio di Gennaro, il portiere del palazzo condominiale, in cui è ambientata la commedia-, e con la super-visione di Franco Scotto.

Sono variazioni e innesti, che concorrono ad integrare il cuore della trama, così come ferve e pulsa  nella mente e negli ardenti desideri  di Gennaro e di Ferdinando, interpretato con sicura personalità da Alberto Tortora, già impiegato dell’ Istituto poligrafico, comunemente nota come Zecca di Stato, che mirano a risolvere i personali e famigliari problemi economici che angustiano in pianta stabile le loro giornate, stampando false banconote  in euro, utilizzandone una da cento di regolare corso legale. Un’operazione che dalla sfera della pura e incontenibile immaginazione può diventare  praticabile senza particolari difficoltà tecniche, utilizzando gli attrezzi e la carta in filigrana che Ferdinando  ha sottratto alla Zecca e che custodisce con la massima cura possibile in una super – vigilata borsa di pelle nera. 

Alla soluzione tecnica realizzabile senza difficoltà, corrisponde, però, come grande problema  il punto dincertezza che risiede nel passaggio dall’intenzione ai fatti, intesi come la concreta  messa in opera della stampa delle  banconote false, anche perché sulle prime le prove, per realizzare il gran tarocco, nonostante l’impegno e gli sforzi di Ferdinando il guardingo  tipografo, non vanno a buon fine.  E’ una situazione di massima ambivalenza e fluidità, che Gennaro e  Ferdinando  interpretano con frequenti esiti esilaranti  tra mille timori e risolutezze che finiscono per impennarsi e annullarsi a vicenda, per poi riprendersi, alimentando nei due i dubbi e la consapevolezza della disonestà che vengono condividendo e con tutto ciò che implica e comporta, specie sul versante del nonessere onesti verso se stessi e gli altri, a fronte dell’operazione ideata. Una condizione di aperto disagio,aggravata, tuttavia, dalla necessità, non più rinviabile, di dover rendere quattrocento euro a quel pretenzioso ed esoso creditore qual è il signor Falcucci,- interpretato da Vincenzo Del Prete, calato in pieno nel ruolo di indisponente e prepotente … signorotto padronale-, esigente quanto altri mai.

Lievita e cresce la girandola di domande e risposte, equivoci e battute, in cui Gennaro e Ferdinando danno il meglio  di sé nella vivace … filosofare della loro conversazione, l’uno sfiorando ripiegamenti esistenziali, l’altro più deciso e sicuro di sé, con venature di gestualità e di linguaggio che echeggiano lo stile mellifluo e rassicurante di Alessandro Siani. Come che sia, la soluzione tecnica e tecnologica, procurata dalla matrice stilografica per compiere l’ operazionetarocco supera le difficoltà iniziali della riproduzione in stampa del conio e del color verde richiesti. E così le banconote, pur taroccate e prodotte in buon numero, risultano … perfette, tanto da permettere non solo di saldare … il credito vantato dal signor Falcucci, ma anche di essere lanciate da Gennaro e Ferdinando tra il pubblico in platea. Una vera e propria… pioggia dispersiva, metafora ben leggibile nell’indicare la risoluta e ferma volontà di non dare ulteriore sèguito alloperazionetarocco in euro, perché soltanto lOnestà fa luomo. Del resto, l’operazione, vissuta con tanto di manifesto batticuore da Gennaro e Ferdinando, veniva raccontata nei dettagli dalla striscia  della telecamera, posizionata nella parte superiore dell’arco scenico, riproducendo per il pubblico in platea l’intera azione del tarocco in atto. Una trovata escogitata da Matteo Canonico, il tecnico addetto per audio e luci, alla pari di quella di pari efficienza tecnica messa punto da Antonio Colucci, esperto d’arte incisoria, nell’utilizzo della matrice stilografica per loperazionetarocco con le relative applicazioni.

In complesso, uno spettacolo allestito con criterio,  accolto con il pienone del  pubblico in tutte le quattro serate di messa in scena, in virtù anche dall’articolata e decorosa ambientazione in un palazzo condominiale del centro storico, a Napoli, intensamente animato  da un cast di collaudata bravura e sicura padronanza interpretativa, con Ester Ruotolo nel ruolo della moglie di Gennaro, relativamente  apprensiva, certamente risolutiva al momento giusto nelle discussioni con il marito, per interromperlo di botto  … senza che possa aggiungere parole più di tanto, per non dire di Felice DAnna, il metodico e puntuale ragioniere De Rosa, che asseconda la sempre fine signora Paolillo,- interpretata da Mariella Del Basso, amante del bel vestire-, ed avveduta amministratrice del condominio. Un palazzo, in cui vengono a trovarsi, quasi per caso, Alfredo, fratello di Gennaro, agente di Guardia di Finanza, appena trasferito nella città partenopea, interpretato da Giuseppe Guerriero, e il brigadiere  di GdF, Concilio, a cui dà voce e forma Franco Tortora, che, detto en passant, è l’eclettico padre di Alberto, il tipografo delloperazionetarocco

Il tocco di pregevole classe musicale era dato dal mix delle sonorità, composto da Pietro Picciocchi, un quindicenne, che frequenta la terza classe del Liceo scientifico statale, NobileAmundsen, nel plesso di Mugnano del Cardinale, e che vanta nella sua formazione l’importante frequenza quinquennale nei corsi di studio del Conservatorio Domenico Cimarosa, ad Avellino.Un mix, quello proposto dal giovanissimo Pietro, con note dominanti del Valzer di Chopin, opera 64,n.ro 2, e di  un pregevole inedito, ispirato ad una traccia musicale, intitolata Piripignaccola, composta da Vincenzo Scarpetta, composizione introvabile nel web,essendo stata restaurata su pellicola in poliestere dalla Cineteca nazionale di Roma, in collaborazione con la Fondazione De Filippo.   

Al tirare le fila, per completare il quadro,  meritano l’onore di citazione per il lavoro svolto dietro le quinte, Maria Grazia Napolitano, addetta all’organizzazione dello spettacolo, brillante attrice di Proteatro e madre di Pietro Picciocchi, Vincenza Di Nuzzo per la scelta dei costumi, Katia Russo per l’assistenza in regia, Christian Ciano, attento suggeritore, e Lucia Napolitano, impeccabile direttrice di scena. Il  progetto grafico e il bozzetto  si devono a Felice DAnna e Bianca Pacilio.

di Geo (Foto di Lucia Lippiello)

Navigazione articolo