NOLA. DOV’ERA LA PALESTRA DELL’EX CARDUCCI, SORGONO IL PARCO URBANO E L’AUDITORIUM
RIVIVONO FRAMMENTI MURARI E DI UNA DOMUS D’ETA’ ROMANA, MENTRE SI REALIZZA UN ALTRO TASSELLO DELLA RIQUALIFICAZIONE SOCIO-URBANISTICA DELLA CITTA’.
L’intervento di recupero e riqualificazione dell’area dell’ex “Carducci” – tra via Merliano e via on. Vincenzo La Rocca – non costituisce soltanto un programma d’interventi ben realizzato, in aderenza con l’idea progettuale, da cui è ispirato, ma si riveste anche e soprattutto di una connotazione di più ampio ed articolato respiro, che va oltre i canoni della stretta disciplina regolatrice di lavori del genere. Canoni, va evidenziato, che sono stati pienamente osservati – per la sfera delle rispettive competenze, professionalità e ruoli – dall’Ufficio tecnico comunale per l’intero iter della progettazione e dei controlli in corso d’opera, dall’impresa esecutrice dei lavori, oltre che dalla Soprintendenza ai beni artistici, architettonici, archeologici, ambientali e storici di Napoli.
E’ la connotazione, per la quale all’area, che ora viene fatta rivivere, per essere restituita alla città, sono conferite funzioni del tutto mirate ed innovative, coerenti con i costumi e gli usi del nostro tempo, per i quali gli spazi di socializzazione aperta sono un’esigenza fortemente avvertita sia dalle generazioni giovani che da quelle che hanno superato gli… anta. Ed ecco il Parco urbano nella sua variegata configurazione, con elementi ed ambienti che s’integrano in simmetrica armonia. E’ il Parco, in cui spicca l’arioso Auditorium, dalla sobria ed elegante linea architettonica, tra i cui fattori costruttivi predominano le belle e larghe vetrate, metafora della comunicazione e dei linguaggi che si confrontano e si arricchiscono a vicenda per i sentimenti, le idee e le emozioni, che veicolano. E non è certo casuale che l’Auditorium sia destinato a manifestazioni ed eventi culturali e di arte varia, in cui sarà coinvolta la città in tutte le sue componenti generazionali, soprattutto il mondo delle associazioni e del volontariato. Una concreta opportunità di crescita civile.
Il Parco urbano, che si sviluppa per dieci mila metri quadrati, esibisce la comoda e ben pavimentata “passeggiata” di via on. Vincenzo La Rocca e propone, come “fiore all’occhiello”, lo scenario dei reperti, di una domus, oltre che la filiera di opere murarie, nella cui stratificazione è una parte espressiva della Nola romana e dell’età rinascimentale. E’ lo scenario, posto in sicurezza, con un interessante “camminamento”, concepito e disposto, per assicurarne la pubblica fruizione, fornendo un’interessante visione prospettica.
E’ il passato che rivive, parlando attraverso le squadrate e ben ordinate pietre di tufo, ingrigite, in parte consunte e quasi annerite, per essere restate nascoste per secoli nelle viscere della terra, prima che gli scavi di sette anni fa, rendessero loro la luce del giorno. E nel Parco ci sarà lo spazio di sosta per un centinaio d’auto, con piantumazione di alberi e aiuole, mentre un moderno impianto di pubblica illuminazione lo renderà ancora più gradevole nelle ore serali con i suoi fasci di luce discreta e soffusa.
Si atteggia così la ri-generazione dell’area, che fino agli anni ’50 del secolo scorso era pulsante di vita per la presenza dell’unica scuola media statale di Nola e del territorio, allocata nel palazzo ch’era stato della famiglia del Marchese della Schiava e frequentata dai ragazzi di Nola e dei Comuni viciniori. E annesso allo storico edificio c’era il fazzoletto di suolo, chiamato “palestra”, in senso lato, perché era utilizzato come campo d’esercitazione per le ore di Educazione fisica e come campo di gioco del calcio, per i campionati di Lega giovanile dell’allora Comitato zonale della Federcalcio italiana e del Centro sportivo italiano, una delle articolazioni dell’Azione cattolica.
Poi, il progressivo degrado dell’area, avviato con la dismissione della scuola, fino ai colpi del terremoto dell’80, che ha ridotto in rudere il palazzo del Marchese della Schiava. Un degrado, che si è esteso nell’intero contesto di quartiere, che, per di più, rappresenta una delle quinte più interessanti di quel teatro all’aperto, popolare, multicolore, canoro e musicale, qual è la Festa eterna, per la spettacolare “girata delle Carceri”, snodo cruciale del laborioso ed arduo percorso della “processione” dei Gigli.
E’ il degrado socio-urbanistico, che, a cominciare dalla transizione tra il XX secolo e il XXI secolo s’è venuto gradualmente fermando, con il primo tassello, costituito dal restauro e dal ripristino funzionale del “vecchio” Ospedale civile di via Fontanarosa, diventato moderna ed efficiente struttura d’accoglienza e servizio con il Distretto sanitario territoriale. Appena un mese fa è stata restituita alla città un’altra bella parte del suo patrimonio storico, con l’inaugurazione di una sezione del monumentale ex-complesso conventuale di Santo Spirito – di proprietà comunale – ed adibita fino ai decorsi decenni a carcere mandamentale. Un eccellente intervento di restauro architettonico e monumentale, per una struttura, in cui già opera la Fondazione Festa dei Gigli, il cui ruolo è di primaria importanza per la programmazione, gli indirizzi e la coordinazione della Festa eterna, assurta a dimensione internazionale, in virtù del riconoscimento di parte costitutiva del patrimonio della cultura immateriale dell’umanità, con l’impronta del “Sigillo blu” dell’Unesco.
Il Parco urbano polifunzionale coniuga il passato della città con il presente, in proiezione futura. E completa l’operazione complessiva dei valori aggiunti di riqualificazione sociale ed urbanistica che hanno interessato, secondo una programmazione pianificata, Nola nello scorcio di questi anni; sono i valori aggiunti, che fanno emergere la realtà della Travaglia, con il viale Rossi e la sua caratteristica alberatura, che si salda con quella della vicina piazza Giordano Bruno, il riassetto della rinnovata piazza Morelli e Silvati, stilizzata in aiuole e pregiati ulivi mediterranei, la modernizzazione dell’area delle Ferrovie di Stato e il riordino dell’area dell’ex-Mercato ortofrutticolo. Obiettivi raggiunti, in cui si “legge” la volontà di crescita e di vivibilità della città nella sicurezza.
Un quadro, di cui la città può vantarsi, avendo ben chiara l’importanza dell’azione amministrativa, ch’è stata condotta, perché il Parco urbano polifunzionale si realizzasse in tempi congrui, anzi recuperando i tempi che erano andati… perduti, dopo i ritrovamenti archeologici nell’area dell’ex-palestra “Carducci”. Ritrovamenti, che hanno imposto la rimodulazione e le integrazioni necessarie delle “carte” della progettazione originaria, per garantire il recupero, ma soprattutto la conservazione dei ritrovamenti di grande interesse storico ed archeologico. Recupero e conservazione, che rispondono alle ragioni della comunicazione, i cui veicoli consegnano il significato del passato alle generazioni del presente e del futuro. E su questo piano la determinazione dell’amministrazione comunale è stata coerente e convinta. Le sinergie con la Regione Campania e la Soprintendenza hanno chiuso il cerchio.
La città dispone ora del Parco urbano polifunzionale, che ne arricchisce e dilata le valenze attrattive. Un eccezionale e bel passo in avanti, se commisurato con la scena di squallore con cui solo quindici anni si presentava l’intera area, acquisita al patrimonio comunale, in uno con il palazzo diroccato, con un impegno di spesa non indifferente, pari a poco meno di un miliardo delle lire di vecchio conio, versato alla Curia vescovile, che n’era proprietaria.
Un impegno di sacrificio per la fiscalità locale. E la città ne viene ripagata. Un investimento, su cui l’amministrazione Biancardi ha saputo operare con chiarezza di idee e di visione, in linea con i più generali approcci del destino urbanistico della città del Terzo Millennio. Una direzione di marcia da proseguire ed arricchire di contributi e proposte, che guardino anche e soprattutto alla Nuova Nola, rappresentata dal Distretto della logistica, nella piana di Boscofangone. Ed è la Nuova Nola, già proiettata in pieno negli orizzonti dell’Unione europea, con le finestre dischiuse sul porto di Napoli e su quello di Salerno.
di Geo